Studi

Gli studi si incentrano, nonostante la loro estrema varietà, su quattro filoni principali, individuabili in : 

  • Studi territoriali

Gli studi sul territorio (o per meglio dire sui territori) rappresentano uno dei contributi più originali e complessi messi a punto da Vera Comoli e dal suo gruppo. Sviluppati tanto nel contesto di convenzioni di ricerca, tanto in quello di attività di consulenza per la Regione, per enti di tutela e per Comuni, quanto ancora nell’ambito di programmi internazionali di ricerca, hanno contribuito a definire un salto di scala nell’attenzione ai fenomeni territoriali e alla loro periodizzazione. Rimangono capisaldi le indagini sulle Alpi (esito di programma Interreg), sul territorio transfrontaliero della Valle d’Aosta (sviluppate soprattutto nel contesto della Scuola di Specializzazione), sulla Valsesia, suo contesto territoriale d’origine, sull’alessandrino (studiato nell’ottica del fenomeno della fortificazione alla moderna dello stato e attraverso i capisaldi anche urbanistici di Alessandria, Casale Monferrato, Valenza, Ovada), sul Monferrato (attraverso attente indagini sul paesaggio storico), sull’astigiano (con i suoi precipui modelli insediativi oltre al polo di Asti), sul territorio dell’intera regione (attraverso la redazione delle indagini preliminari al Piano Paesaggistico Regionale). 
Legata all’attività di consulenza, molto rilevante è anche la componente di indagini sistemiche sul territorio, per la città capitale dello stato e poi capitale dell’industria (Torino città d’acque e Corona Verde) così come per la definizione di codici di pratica per l’approccio al territorio e agli insediamenti (progetto DELTA della Comunità Europea).

L’approccio proposto è sempre quello sistemico, mentre l’analisi si sposta dalla storia del territorio tout cour alla lettura della struttura storica del territorio, quale esito dei fenomeni che vi sono susseguiti, influenzati dalla conformazione e dalle caratteristiche intrinseche del medesimo, ma anche in grado di influenzare a loro volta profondamente l’aspetto di questo.

  •  Studi sulla città e sul suo contesto

Iniziati sin dai primissimi anni di attività di Vera Comoli, gli studi sulla città occupano una posizione di primario rilievo nel contesto dei suoi interessi di ricerca e sfociano oltre nella definizione di imprescindibili capisaldi interpretativi, anche nella caratterizzazione che la sua cattedra di Storia dell’Urbanistica conferisce alla Facoltà. L’analisi si incentra su due fenomeni fondamentali, quello della scelta e della costruzione della città capitale, ossia Torino, quale baluardo difensivo e celebrativo della dinastia sabauda (con la sua zona di comando e un preciso disegno compositivo-urbanistico a guidare le scelte di sviluppo), e quello della definizione delle caratteristiche proprie e riconoscibili delle cosiddette moyennes villes che punteggiano il territorio regionale e sovra regionale. L’analisi in prima istanza risponde a richieste precise, amministrative, legate alla redazione di Piani Regolatori (casi di Alba, Asti, Pinerolo, Cuneo, Casale), ma poi si sposta anche alla logica della valorizzazione del patrimonio di queste città che hanno scritto la storia del territorio, seguendo filoni tematici (quali la collana delle fortificazioni nell’alessandrino, promossa dalla Cassa di Risparmio di Alessandria, che origina gli studi su Alessandria, Casale, Ovada, Gavi, Acqui Terme, Valenza) e approfondimenti legati a specifiche annate d’indagine (quali gli studi intrapresi dalla Scuola di Specializzazione in Storia, Analisi e Valutazione dei Beni Architettonici e Ambientali, da lei fondata e diretta per quindici anni, con lo studio di Aosta e del suo territorio e poi di Mondovì e del monregalese oltre che ancora di Alba). Un posto di rilievo occupano gli studi sulla costruzione di queste città, sul ruolo che occupano nel panorama regionale, nazionale e internazionale sicché non si può dimenticare la collaborazione fattiva all’organizzazione scientifica della mostra su Carouge, una fondazione dichiaratamente piemontese in terra svizzera, edificata tra il 1772 e il 1792, posta in connessione con la definizione sempre più precisa dei caratteri della città anche al di qua delle Alpi. 
Rilevantissimo, infine, l’apporto alla costruzione di strumenti interpretativi delle città, attraverso il complesso lavoro messo a punto per la revisione del Piano Regolatore di Torino nei primissimi anni Ottanta, e sfociata nella pubblicazione del volume sui beni culturali ambientali nel comune di Torino, dichiarazione programmatica di un certo modo di fare storia della città, sulla base del riconoscimento non tanto di un centro o nucleo storico con una sua struttura, quanto della struttura storica della città, metodo poi applicato a tutte le successive indagini a scala urbana e territoriale, mentre l’indagine sulle piazze e sul rapporto tra queste e il monumento che sovente le caratterizza (Piazza San Carlo, Piazza San Giovanni, ma anche la spesso negletta Piazza Abba), definisce per segmenti, ma non slegati tra loro, il peso di questa struttura storica fatta di assi e direttrici, ma anche di ambiti e di spazi di relazione.

  • Studi di Storia dell'Architettura

Pur rifuggendo in generale dall’approccio unicizzante alle singole architetture, per ricomporle viceversa in un contesto più ampio e variegato, gli studi di Vera Comoli, non hanno tralasciato indagini sul singolo manufatto, affiancandole a quelle che lo riconducono all’interno di una logica sistemica. Spaziando dalle delizie di Colorno (uno dei primissimi contributi) all’architettura valser e delle case a loggiati nel biellese e in Valsesia, così come da episodi fortemente caratterizzanti il tessuto della capitale (quali il Palazzo Ducale e poi Reale, il Palazzo di Città o il Valentino) a singole architetture in grado di modificare il rapporto con la struttura urbanistica della città (come il San Filippo Neri juvarriano) o ancora su sistemi che, per quanto composti di elementi singoli e singolarmente analizzati, non possono poi non essere ricomposti entro gli schemi di un apparato unitario (come la Corona di Delitie attorno alla capitale o il complesso sistema dei Sacri Monti o ancora il complesso dei “grandi servizi” composti da carcere, macello, manifatture, per la capitale), i saggi mostrano una visione unitaria che lega immediatamente il “monumento” al suo contesto fisico (la città e il territorio), storico, culturale, di committenza. Non irrilevante anche l’approccio alla questione tipologica, un tema di grande successo sin dalla fine degli anni Settanta, al quale vengono dedicati alcuni saggi (quale quello sul Centro Storico di Torino: "Città quadrata", con predisposizione di analisi storiche per il riconoscimento delle tipologie edilizie o ancora per Pinerolo, l’individuazione del rapporto tra tipologia urbana e tipologia edilizia attraverso classi tipologiche e caratteri tipizzanti) e un processo di ricomposizione della varietà dei modelli all’interno di classi fissate: ne derivano gli studi ripartiti tra architettura urbana o cittadina e architettura rurale o “popolare” come viene definita nel volume sull’architettura popolare in Italia, dedicato al Piemonte, e da lei curato, raccogliendo attorno alla sua direzione una folta schiera di studiosi in grado di fornire un panorama complesso del fenomeno insediativo. A fianco, quindi, di studi su architetture di grande rilievo urbanistico e legate al ruolo della città capitale, non mancano indagini su manufatti apparentemente dimessi, legati alla precisa risposta alle caratteristiche del territorio, e quindi, ancora una volta, ricomposti entro logiche sistemiche. Ne sono un caposaldo imprescindibile le letture sviluppate nel contesto della Scuola di Specializzazione da lei fondata, con gli studi sull’architettura alpina che caratterizza il territorio valdostano e quello delle vallate alpine del Piemonte, studi anche ripresi nel contesto delle analisi preliminari per la redazione del Piano Paesaggistico Regionale.

  • Studi su architetti, maestranze e cantieri